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ARCHIVIO ARTICOLI  | Da "Paese della mamma"...a Paese di nonni - di Gabriella Lepre

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L’ONU: da noi il più alto tasso di over 60 del mondo. Fra 50 anni ci saranno più vecchi che bambini
Il problema dell'invecchiamento della popolazione, con tutte le conseguenze di ordine economico e sociale, costituisce la vera e propria emergenza che grava sul futuro sviluppo del Paese. Chiesta l'istituzione di una Commissione bicamerale per delineare le strategie di intervento socio-economico. Palumbo (FI), presidente commissione Affari sociali della Camera: “Abbiamo stanziato 80 milioni di euro l’anno per le badanti e  aumentato di dieci punti percentuali il fondi per la Sanità in rapporto al PIL”. Turco (DS): Il Governo non ha un programma delle politiche sociali”.
Siniscalco: per le famiglie che hanno a carico persone non autosufficienti l’emendamento fiscale del Governo alla Finanziaria costituisce “le prime attenzioni”. Tuttavia per il ministro dell’economia un intervento più completo “richiederebbe ben altre risorse ma le condizioni della finanza pubblica non lo consentono”. Almeno 250mila in Italia le persone non autosufficienti di Gabriella Lepre

Per l'ONU siamo il Paese più vecchio del mondo con una percentuale di popolazione anziana “over 60” del 24,5%, ma siamo anche agli ultimi posti fra le nazioni più industrializzate per la politica di assistenza e sostegno del popolo degli anziani. Entro i prossimi 50 anni, per la prima volta nella storia dell'umanità, gli ultrasessantenni supereranno il numero dei bambini. L'Osservatorio interdisciplinare sulla terza età, Ageing Society, denuncia nel nostro Paese l'assenza di misure sociali omogenee per il “popolo dei nonni”, che da noi sono ormai circa 14 milioni, condannato, forse, a un futuro di solitudine e abbandono.
"Occorre urgentemente varare il progetto sulla Bicamerale per l'anziano - afferma il Presidente di Ageing Society Emilio Mortilla, il testo di legge è stato già sottoscritto da circa 300 parlamentari. Non si tratta solo di monitorare il fenomeno ma anche di approntare e varare rapidamente una politica che delinei un quadro di riferimento nazionale per le azioni di assistenza e sostegno al popolo della terza età".

In particolare, si tratta della proposta di legge 2658 “Istituzione della Commissione parlamentare per l’anziano e dell’Osservatorio nazionale per l’anziano, ma, dichiara ad Ailanews il presidente della Commissione Affari sociali della Camera Giuseppe Palumbo, Forza Italia, “in questo momento trasversalmente l’assemblea parlamentare e i capigruppo non hanno ritenuto opportuno decidere in tal senso, anche se ritengo che sia un’iniziativa giusta e spero tornerà a raccogliere interesse e consensi”.
"In Italia - incalza Roberto Messina, Segretario Generale dell'Osservatorio sulla terza età - non esiste una linea politica concertata e univoca che abbia efficacia su tutto il territorio nazionale. E' inconcepibile che in una materia così importante per lo sviluppo del Paese ogni Regione legiferi indipendentemente dall'altra: e così può succedere che un anziano afflitto da piaghe da decubito se vive in Piemonte, in Trentino o in Sicilia ha diritto al rimborso delle cure anche se le fa in casa. In tutte le altre regioni, invece, se vuole curarsi deve andare per forza in ospedale, con aumento dei costi sociali, altrimenti deve pagarsi tutto di tasca propria".
E gli fa eco Livia Turco, responsabile per i DS per le politiche sociali: “Abbiamo il titolo V della Costituzione, che attribuisce allo Stato il compito di garantire i Livelli Essenziali di Assistenza a partire dai soggetti più bisognosi, in tutto il territorio nazionale”. “Il Governo non ha un programma delle politiche sociali” –  attacca l’on. Turco – “la legge-quadro 328 del 2000 per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali è stata completamente disattesa”.
 
“Occuparsi dell’inserimento sociale delle persone non autosufficienti, degli anziani, dei giovani disabili gravi o gravissimi è un servizio, ma è anche un approccio culturale”, aggiunge infine Livia Turco, “i servizi di sollievo e le comunità-alloggio sono punti di arrivo di un percorso complesso di recupero delle capacità di tutti gli individui, anche i non autosufficienti e i disabili gravi, di integrazione e sostegno della famiglia grazie agli operatori e ai volontari”.
Di diverso parere il presidente Palumbo, che osserva come “il Governo abbia aumentato i fondi per la Sanità, dal 5,2% del PIL al 6,2 %, quello di Sirchia è l’unico Ministero cui sono stati dati più finanziamenti”. “Siamo ancora al di sotto della media europea, con il 6,7 % del PIL, ma bisogna a mio avviso utilizzare meglio i soldi ed evitare gli sprechi”. Per esempio come?
“In Italia si attua una sorta di medicina difensiva, i medici hanno paura di essere denunciati o di sbagliare, allora talvolta si prescrivono troppi esami inutili, cito a caso, le TAC, le risonanze, e parlo da medico quando affermo che bisogna affrontare proprio il problema della responsabilità dei medici”, afferma il presidente Palumbo. Anche la spesa farmaceutica è sotto controllo in quasi tutte le regioni, tranne tre, continua Palumbo, e rientra nei parametri dell’accordo dell’8 marzo 2001 che la ancora al limite del 13 % del totale della spesa sanitaria.
Inoltre, osserva il deputato azzurro, il ministro Siniscalco – che ha riferito il 30 novembre scorso alla Commissione Affari sociali della Camera - ha dato delle speranze in più, per esempio con l’intervento in Finanziaria indirizzato a chi ha bisogno delle badanti “stimato in 80 milioni l’anno”. Per le famiglie che hanno a carico persone non autosufficienti l’emendamento fiscale del Governo alla Finanziaria costituisce “le prime attenzioni”, come ha detto ancora il ministro dell’economia. Tuttavia, “un intervento più completo” – ha aggiunto Siniscalco– “richiederebbe ben altre risorse. Ma conoscete tutti le condizioni della finanza pubblica”, e su questo deve concordare anche il presidente della Commissione Affari sociali.
Sono approssimativamente 250mila le persone non autosufficienti in Italia, ha riferito Siniscalco¸ altri dati di quest’anno, pubblicati in un testo a cura del Centro Internazionale Studi Famiglia – Fondazione Cariplo, parlano di circa 700mila disabili gravi che nel nostro Paese vivono in famiglia.
Non è solo un problema, ovviamente, di assistenza differenziata, ma di assicurare una condizione di dignità agli anziani e ai disabili sia per l'assistenza sanitaria - dai dati in possesso dell'Osservatorio Ageing Society, il 78% degli anziani non riceve mai una visita a casa del medico di famiglia - sia per quanto attiene una loro partecipazione attiva e produttiva al contesto sociale. Occorre dunque rivoluzionare il concetto che considera l'anziano un emarginato a carico della società, per quello molto più realistico che lo vede una vera e propria risorsa socio-economica per il Paese. Un problema per tutta la collettività, che ci riguarda tutti e non può attendere rinvii.