OSTEOPOROSI
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OSTEOPOROSI | OSTEOPOROSI MALE SOCIALE
L'osteoporosi è una malattia caratterizzata da una ridotta massa scheletrica e da un deterioramento della microarchitettura del tessuto osseo, con conseguente aumento della fragilità scheletrica e del rischio di frattura. L'osteoporosi è considerata oggi una delle malattie più seria per la sua elevata diffusione, per la frequente invalidità che determina e per la mortalità che spesso causa.
Parlando d'osteoporosi, generalmente ci si riferisce a quella che insorge dopo la menopausa e a quella senile. Si può affermare che il 40% delle donne sopra i 50 anni sono colpite da osteoporosi e che dopo i 70 anni questa malattia interessa il 70% delle donne.
Il prolungamento della vita, grande conquista dell'umanità, favorisce l'insorgenza dell'osteoporosi e soprattutto il rischio di frattura ossea. Tale eventualità si verifica, infatti, in una donna anziana su tre.
È stato calcolato che in Italia il numero degli osteoporotici varia tra i 3.700.000 e 5.000.000 d'individui e di questi ben 1.500.000 circa presenta un quadro clinico determinato soprattutto da dolori. Ogni anno, secondo dati italiani, si verificano 70.000 ricoveri per fratture all'anca 20.000 per fratture vertebrali, 19.000 per fratture del polso o d'altre sedi. Non sempre gli atti operatori risolvono il danno fratturativo e si stima che il numero dei soggetti che riportano un'invalidità oscilli intorno ai 18.000 casi annui. La frattura che più spesso è causa di quest'invalidità è quella del collo del femore.
Alcuni fattori sembrano favorire l'insorgenza dell'osteoporosi e più precisamente di quella che determina più frequentemente una frattura: fra questi vanno ricordati, oltre all'età e al sesso, la familiarità, l'abuso d'alcol, il fumo, la dieta povera di calcio, uno scarso esercizio fisico e la magrezza.
Uno studio al riguardo evidenzia come l'incidenza della frattura del femore è inversamente proporzionale al peso corporeo.
La frattura determina, in un terzo dei casi, un peggioramento della qualità della vita sia per la ridotta autonomia motoria, sia per l'insorgenza di stati emotivi causati dalla paura di nuove cadute.
Per i pazienti che sono costretti a letto per i postumi di una frattura (e ciò si verifica nel 10-15% dei casi) è tutt'altro che raro il verificarsi di un decesso entro i sei mesi dalla frattura; ciò avviene per il sovrapporsi di disturbi circolatori o di infezioni. Il numero in Italia di decessi, correlato alla sola frattura del collo del femore è stato di 2.861 casi nel 1990, secondo dati ISTAT.
Il costo socio-assistenziale, alla luce dei rilievi riferiti, è notevole, ed è stato valutato in Italia pari a 3.000 miliardi annui. Negli U.S.A. il costo annuale è almeno 10 miliardi di dollari per una popolazione di 250 milioni di abitanti.
Le vedute moderne in tema di terapia per l'osteoporosi seguono due indirizzi: quello della prevenzione della perdita di massa ossea e quello della terapia dell'osteoporosi già instauratasi.
L'oculata e competente gestione dell'intervento terapeutico, consente oggi di conseguire risultati notevolmente positivi: non attuare la prevenzione o la terapia dell'osteoporosi potrà confermare gli studi prospettici elaborati negli U.S.A. secondo i quali tra 10-20 anni si potrà avere un aumento del 30% del numero degli eventi fratturativi da osteoporosi (ciò soprattutto in dipendenza dall'ulteriore prolungamento della vita).